L'intestazione parla chiaro e non lascia spazio a nessun dubbio, quel
WORLD la dice proprio tutta, prima di tutto rinfresca la memoria a chi
ne ha bisogno e poi ci ricorda che il fenomeno che tanto ci sta a cuore
non è solo farina del nostro sacco, ma questo gli addetti
ai lavorilo sanno per bene...
Ritengo che parlarne sia cosa buona e giusta, così apro questa
interessante parentesi, sempre tenendo bene a mente che si sta parlando
di situazioni sviluppate attraverso le mie esperienze dirette e da tutto
quello che da esse ne è scaturito.
L'impatto con il calcio straniero nasce, più o meno, con la mia
fresca passione calcistica, certo non ancora coinvolgente al 100% vista
la giovane età, ma esistente e quindi nel suo piccolo già
in un certo qual modo vissuta: le finali di Coppa dei Campioni degli anni
'60 (eventi televisivi di massa, tutti incollati davanti alle tv in bianco/nero
e senza nessuno sciocco campanilismo in mezzo a rompere le balle), la
Coppa delle Fiere vinta dalla Roma nel 1960/61 e la grande gioia di mio
padre, diverse amichevoli, l'eccitante avventura della Coppa Rimet (per
noi questi erano i mondiali di calcio e scusate la differenza) e l'insostituibile,
nonché fondamentale Bibbia di tutti i bambini che era l'album delle
figurine e quello che ci girava intorno, il tutto accompagnato (ma questo
credo che valga solo per il sottoscritto) dal materiale cartaceo e non,
una quantità industriale direi, che l'edicola era in grado di offrirmi
e che iniziavo a raccogliere anno dopo anno.
In questo lungo ed interessante percorso, non si deve sottovalutare l'importanza
che per il sottoscritto ebbe il torneo Anglo-Italiano (situazione certamente
condivisa con decine e decine di altri giovani tifosi come me), il torneo
nasce da una geniale intuizione di Gigi Peronace nel campionato 1969/70
ed ha avuto il non trascurabile merito di regalarci il calcio inglese
(anche se non ai massimi livelli), sembrerebbe cosa da poco ma per capire
bene la questione ci si dovrebbe proiettare indietro nel tempo e vivere
da dentro la pochezza degli eventi calcistici di spessore che riguardavano
la propria squadra del cuore.
Ed eccoci così giunti al nocciolo dell'argomento, al calcio d'oltre
manica, iniziare proprio dall'Inghilterra sembra quasi scontato, per qualcuno
forse fondamentale, per me i motivi sono diversi e non strettamente collegati
alla moda del calcio inglese, certamente è difficile nascondere
il fatto che, quando si parla di pallone immediatamente non possiamo non
pensare alla tradizione calcistica che è nata proprio da quelle
parti, allo storico ed affascinante Wembley (buttato giù però
senza tanti scrupoli per far posto a quello nuovo), alle blasonate squadre
londinesi e non, al materiale delle varie squadre che per noi era molto
più di un miraggio, alle storie vissute e raccontate da amici che
in tempi non sospetti erano già andati a vedere partite tra le
più vivaci (vedi Chelsea-Millwall), alle scale degli stadi sempre
libere come mi faceva notare il babbo ad ogni occasione, al pubblico che
era incredibilmente seduto a bordo campo senza nessuna recinzione e questo
per me era molto più che affascinante!!!
Tutto qui direte voi
Ma non è che ti sei dimenticato di qualcosa
?
Boooni
state boooni, ora ci arriviamo!
Per ultima ho lasciato la voce sulla quale è il caso di spendere
qualche riga in più, perché rappresenta certamente l'aspetto
più importante e coinvolgente agli occhi di qualsiasi tifoso alle
prime armi che si rispetti, perché per me così è
stato e, ne sono strasicuro, così è stato per migliaia e
migliaia di giovani che erano già ULTRAS ma ancora non lo sapevano:
il tifo inglese.
Sfido chiunque a negare l'evidenza!
I cori delle tifoserie delle squadre di club e, ciliegina sulla torta,
quelli quando giocava la nazionale; già, perché dovete sapere
che a volte capitava che la tv ci regalasse, con mia grande gioia, l'evento
tanto atteso e cioè la partita a Wembley, con noi giovani amanti
del calcio tutti incollati davanti allo schermo a gustarci le giocate
di Bobby Charlton e il gran tifo dei supporters inglesi!
Dopo tutto questo, mi sembra normale che la mia prima sciarpa straniera
sia proprio di una squadra inglese, anno 1972, all'Olimpico si gioca la
finale del torneo Anglo-Italiano, Roma-Blackpool F.C. ed io riesco a procurarmene
una da un tifoso inglese presente in tribuna vicino a noi, dopo un' estenuante
trattativa che pareva non dovesse finire mai.
Una semplice sciarpa in raso arancione, scritta bianca e lunghe frange,
nulla di speciale come la definì con poca intelligenza e molta
superficialità un mio conoscente, sarà stato anche così
ma per il sottoscritto in quel momento è stato come toccare il
cielo con un dito, si potrebbe definire oggi, a distanza di 37 anni, gioia
allo stato puro.
Da quel giorno tanta, forse troppa, acqua è passata sotto i ponti,
di sciarpe e di tutto quanto il resto ne ho maneggiate a non finire e
la mia raccolta nata quasi per caso si è arricchita, strada facendo,
di tanti oggetti belli e interessanti, capaci in un attimo nel momento
in cui si prendono in mano di riaprire delle piacevoli finestre sul nostro
passato, apparentemente perso nel tempo.
Così, grazie a tutto quello che ho raccolto, ma anche a tutto ciò
che ho avuto modo di vedere, ho potuto constatare, con piacere devo dire,
che l'essere tifoso dei colori del cuore con tutte le sfumature che questa
non facile scelta di vita comporta (elencarle tutte sarebbe troppo lungo,
mi basta sottolineare quella che io ritengo essere quella fondamentale:
presenti sempre e comunque, soprattutto nel momento amaro della sconfitta)
non era solo una nostra prerogativa, ma che in realtà ovunque nel
mondo e, magari anche nello stesso momento, c'era qualcuno che viveva
le nostre stesse sensazioni.
Così è stato ragazzi, e quanto è stato bello!
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